La prossima partita per lo sviluppo di Trieste è
sistemare definitivamente il regime del porto franco, perché "Trieste è
zona extradoganale". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico
Stefano Patuanelli, intervistato dal direttore de Il Piccolo, Enrico Grazioli,
in occasione di un incontro dedicato alle 500 aziende più importanti del Friuli
Venezia Giulia.
A Trieste, ha spiegato il ministro grillino, "manca ancora
un tassello: la definizione delle procedure per definire la trasformazione
delle merci all'interno del porto". Per questo, "sto insistendo
moltissimo con l'Agenzia delle dogane e Dipartimento finanze del Mef. Il porto
è zona extra Ue e questo permette di fare trasformazioni in regime fiscale
agevolato". Il riferimento, ricorda il quotidiano, è alla necessità di
modificare il decreto attuativo del porto franco, che ha lasciato alle Dogane
un potere di veto che sta impedendo all'Autorità portuale di autorizzare
insediamenti industriali in regime di esenzione. Quanto allo scalo, il ministro
ha rivendicato i recenti accordi sull'export firmati in Cina: "Il
memorandum è fondamentale per il porto, a patto che ci sia reciprocità di
rapporto fra Cina e Italia". Sul fronte delle crisi industriali regionali
Patuanelli assicura massima collaborazione con le istituzioni locali, perché
"su criticità come Wärtsilä, Flex, Ferriera e Sertubi non può esserci
contrapposizione politica". Il tema più caldo è però quello della
siderurgia con la Ferriera di Servola. Sulla vicenda il ministro promette "tempi
rapidi per dare certezza sui tempi a Siderurgica Triestina, ma i tavoli
sull'Accordo di programma sono quasi quotidiani e c'è un ottimo lavoro dei
ministeri, delle istituzioni e dell'Autorità portuale". Entro fine anno,
fa sapere, "avremo un quadro completo. C'è l'impegno del cavalier Arvedi a
investire sul raddoppio dell'area a freddo". Intanto, garantisce,
"stiamo garantendo che ciascuna delle persone che lavorano nell'area a
caldo sia ricollocato".
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