Trieste
- Lo scalo festeggia 300 anni.
D’Agostino:
«Per essere capitale di qualcosa, non basta il business, ma bisogna riuscire a
creare una cultura».
Trieste
- «Sappiamo le difficoltà che sta attraversando l’Europa, e penso che
l’intermodalità sia anche un modo per ricordarci che siamo europei». In
occasione dei 300 anni del porto di Trieste, il numero uno dell’Autorità di
sistema, Zeno D’Agostino, festeggia chiamando a raccolta il suo mondo: la
comunità delle banchine, ma anche gli operatori logistici che lavorano lungo e
alla fine dei tentacoli di ferro dello scalo giuliano, nei terminal in
Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, per un porto che è arrivato a
movimentare su ferrovia il 55% dei container in entrata e uscita.
Ci
sono anche i cinesi, con cui l’Adsp sta studiando un collegamento diretto con
Chengdu. Si era partiti in 200, questa sera sono quasi 400 gli intervenuti alla
Stazione marittima. Programma leggero, cinque big del settore (Phil Taylor, Mac
Aoungusa, Jie Xue, Joerg Ebbighausen, Stjin Rubens, Lee Harris Schlenker) che
raccontano come hanno messo insieme idee e logistica, perché «per essere
capitale di qualcosa, non basta il business - dice D’Agostino - ma bisogna
riuscire a creare una cultura. Questo è l’evento numero zero, organizzato dalla
mia squadra: Vanna Coslovich, Angelo Auricino, e sicuramente replicheremo gli
anni prossimi». Un fronte, quello del “creare cultura” che il presidente di
Trieste vorrebbe esteso anche ai numerosi istituti di ricerca presenti sul
territorio giuliano.
LA
RETE DI TRIESTE
Intanto
procede l’attività dell’Adsp per porre Trieste al centro di una rete logistica
controllata direttamente dall’ente portuale, affiancando ai già controllati
snodi intermodali di Fernetti, Bagnoli e Cervignano quelli di Gorizia e
Pordenone, mentre D’Agostino punta, con una serie di patti tra enti pubblici, a
prendere il controllo dopo Monfalcone - con banchina pubblica e Agenzia che
andranno sotto il cappello dell’Adsp, e la conseguente demanializzazione di
mezzo milione di metri quadrati di aree portuali - anche di Porto Nogaro,
portando così sotto un unico controllo l’intero sistema logistico regionale.
Insieme a questo, proseguono le trattative per entrare nell’azionariato dei
terminal intermodali all’estero, Budapest in primis.
PRIMO
SEMESTRE, PESA LA CRISI TURCA
In
tutto questo, il porto ha chiuso il primo semestre a 30,7 milioni di tonnellate
movimentate (-1,4%): in calo le rinfuse liquide (21,1 milioni di tonnellate,
-1,8%) così come le merci varie (8,6 milioni, -2,9%) influenzate dall’andamento
negativo dei rotabili (115 mila, -28,5%) per effetto della crisi economica
turca, controbilanciata dalla crescita dei container 391 mila teu, +13,3%,
+9,6% i pieni). Bene l’andamento dell’occupazione, con la quota di lavoratori
in articolo 16 passata dal 2015 al 2019 dal 48 al 38%. Complessivamente il
sistema portuale di Trieste è coinvolto in 25 progetti europei, per oltre 130
milioni di finanziamenti: sul calo turco D’Agostino insiste sulla necessità di
diversificare le destinazioni di traffico.
FAQTRIESTE vi segnala questo curioso titolo di Ship2shore che in un suo lungo articolo racconta lo stesso evento che avete appena letto da The Meditelegraph.
L'articolo di Ship2shore è firmato dal direttore Angelo Scorza che riporta diversi numeri della relazione del presidente D'Agostino ma il titolo recita: D'Agostino non da i numeri. (?)
Apriremo quindi una rubrica di confronto almeno dei titoli
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