Lezioni triestine per costruire un' "Italia
Felix"
15 OTTOBRE 2018
L'imprenditore Andrea Illy autore, con
Francesco Antonioli, di un saggio che racconta come si possa uscire dalla crisi
e tornare a sorridere
DI GIAMPAOLO VISETTI
TRIESTE - La felicità, più che un diritto, è un dovere, qualcosa da
costruire ogni giorno, con le nostre mani". Nell'Italia al tempo della
paura populista Andrea Illy, imprenditore, chimico e umanista, arriva oggi in
libreria con un libro di ricette per "uscire dalla crisi e tornare a
sorridere". La lunga conversazione con Francesco Antonioli sorprende già
dal titolo "Italia Felix" (Piemme Edizioni), che ne anticipa
un'originalità anticonformista. "Sono convinto - dice Illy, 54 anni,
presidente di Illycaffè e di Altagamma - che nel nostro Paese possa sbocciare
un nuovo Rinascimento".
Pochi italiani, rarissimi imprenditori e ancor più rari protagonisti globali del made in Italy, scommetterebbero oggi sulle potenzialità di un sistema economico e sociale che la politica dell'isolamento spinge sempre più ai margini della democrazia occidentale. Illy invece non solo lo fa: invita tutti ad essere "politically incorrect", a puntare "sul moto perpetuo della bellezza" e su una "globalizzazione che nella sua maturità comincia a moltiplicare le opportunità di sviluppo e a ridurre le disuguaglianza". Non è il sogno di un ingenuo e la pre-condizione per costruire un'Italia felice non è semplice né scontata: "Non smettere mai - avverte Illy - di rinnovarsi". La sorpresa è che un leader del capitalismo famigliare fondato sugli "ecosistemi storici", i più colpiti dalla globalizzazione economica e dal neo-protezionismo politico, si smarca da pianti di categoria e spiega con semplicità perché nonostante tutto un'Italia sempre più vecchia "può e deve rappresentare oggi un modello di flessibilità e di sostenibilità capace di affrontare la complessità".
Per "sfuggire alla tentazione del ribasso e della mediocrità" bastano "corresponsabilità, ambizione, orgoglio e altruismo", ingredienti sempre più evidenti nei giovani millennials, a cui Illy si rivolge infine direttamente, per ringraziarli della lezione quotidiana che offrono "sulla passione e sulla determinazione di non smettere di sognare e di rimanere aperti". Il punto di partenza di queste "lezioni triestine" sul "Paese come deve ritornare ad essere" è che la prima meta di viaggio a cui ogni persona del pianeta ambisce è solo al 47° posto nella classifica del "World happiness report" redatto annualmente dall'Onu.
Molti sorridono, altri alzano il sopracciglio, ma un imprenditore attento come Illy non si vergogna di ricordare che "quello della felicità resta il vero problema dell'umanità" e che l'Italia ha tutto per risolverlo con successo. Il colloquio è diviso in otto sezioni che parlano di impresa e di scuola, del "ben vivere" e di università, di sviluppo e di bellezza, di ragazzi e perfino di un animale in estinzione come l'etica. Non si fanno riferimenti diretti ai campioni nazionali della "selfie democrazia" e delle "investiture digitali": Illy però non rinuncia a osservare che "il sistema politico non è stato aggiornato all'evoluzione del mondo" e che questo, come ricordava Einstein, "non sarà distrutto dai malvagi, ma da coloro che stanno a guardarli senza fare qualcosa". Economia e cultura, da sempre, esortano la politica a "cambiare rotta", quasi chiamandosi fuori da una simile necessità.
Illy sprona, ma non si esclude dalla sfida del cambiamento, conferendo con ostinazione un profilo concreto all'eternamente astratta "creatività" italiana. Il sogno è così "l'età della salute" civile, tecnologica ed energetica, un patrimonio di fiducia che i figli stanno già mostrando ai propri genitori. Forse - è la conclusione - l'Italia è già sostanzialmente felix. Il suo limite è che non accettarlo, nell'immediato, rende cinicamente di più: anche a costo di perdere davvero, capitalizzando solo l'odio, il treno verso la crescita a lungo termine del "Fil", indice della "felicità interna lorda" che scommette sul futuro.
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