Puntuale iniziativa nella settimana che si è aperta con l'inchiesta del quotidiano locale sull'avanzamento dei lavori e dei progetti in Porto Vecchio. Voi credete alle coincidenze ? Può succedere.
Trieste,
11 Giugno 2018
PORTO VECCHIO TRA CROCIERE, MEGAYACHT E
TURISMO
Giovedì
14 Giugno alle ore 18.30,
all’Hotel
Greif Maria Theresia in Viale Miramare, 109,
avrà
luogo l'incontro dal titolo
“Porto
vecchio di Trieste, nuove prospettive tra crociere, megayacht e turismo”.
Relatori
dell’incontro, nell'ambito della serata conviviale del Propeller Club di
Trieste, saranno:
Roberto DIPIAZZA Sindaco di Trieste,
Mario SOMMARIVA Segr. Gen.le Autorità di
Sistema Portuale del mare Adriatico Orientale,
Serena CIVIDIN Imprenditrice turistica,
Paolo SPADA responsabile operativo Samer & Co. Shipping e
Stefano NURSI Presidente provinciale FIAIP.
Il
recente interesse di una società americana, attiva nel settore della gestione
di marina turistici dedicati ai megayacht e l'ipotesi di un insediamento di un
nuovo terminal crociere fanno avvicinare sempre di più il momento delle scelte
per gli indirizzi da fornire al
mercato
e permettere così che gli investitori privati possano fare la loro parte.
Ognuna
delle sopracitate soluzioni porterebbe con sé criticità ed occasioni di
crescita. Quali le possibili ricadute sul turismo cittadino e sull'economia del
mare per il territorio?
Quali
i passaggi fondamentali ancora necessari per accogliere investimenti nel
settore dei megayacht?
Cosa
significherebbe per Trieste avere un nuovo terminal crociere?
Sono
possibili soluzioni alternative?
Saranno
questi i temi in discussione durante l'incontro, dove si proverà ad analizzare
gli aspetti economici e sociali conseguenti ad eventuali investimenti che
riguardino crociere e megayacht da collocarsi nell'area del Porto Vecchio.
Sul
tavolo anche i problemi in attesa di soluzione con la prospettiva di fare
crescere in maniera ancora più decisa l'ottima “industria” del turismo.
Che il PFV possa servire anche come punto di attracco di navi da crociera (e traghetti passeggeri)è una eventualità auspicabile.Del resto la banchina non chiede la carta di identità a uno scafo e perciò questa può servire anche navi da carico purchè siano presenti binari per inoltro/smaltimento, se necessario mezzi per le operazioni commerciali(grue, fork-lift ecc.) e magazzini di deposito. Quanto ai Megayacht e all'industria del turismo sarei molto più cauto. Prima di tutto Trieste non è una città turistica e non è neppure una sede tanto appetibile per una dimora. Penso che il riccastro proprietario di un megayacht o una Compagnia di servizi che lo offra a noleggio troverebbe molte località e marine' più confortevoli per soggiornare.A meno che non si ripeta la sceneggiata di un provincialismo inossidabile di mettere alcuni grandi yacht in esposizione sulle rive , della serie ." se te starà bon te porto in Piaza Granda a veder i siori che magna gelato!|". Trieste deve assicurarsi lo spazio porto per le navi tradizionali che ci saranno sempre e con ogni congiuntura economica e non farsi irretire da sirene di facili guadagni con poca fatica; il turismo per Trieste può al massimo essere un accessorio e non mai una alternativa che abbia uno spazio importante.Costruire 'Marine' in PFV non deve essere concesso; le banchine devono essere riservate alle sole navi commerciali ,passeggeri e carico. Oltre a tutto, mi pare che andiamo verso tempi di ferro e non a quelli dove imperano le frivolezze vacanziere. Per quanto riguarda i megayacht però sarebbe da considerare il loro risvolto verso la metalmeccanica. Fornire queste imbarcazioni di un buon rimessaggio e di un punto bene attrezzato con personale esperto per lavori di ogni tipo e carenaggio può essere utile e fattibile (oltre a tutto, servirebbe anche imbarcazioni commerciali entro una data lunghezza). Due le soluzioni :a) l'ex cantiere Navalgiuliano ove potrebbe anche essere costruito un bacino da 100 mt. capace di fare fronte a ogni più grande yacht,con officine arredate( Parco del Mare permettendo) e b)l'ex cantiere ora Porto San Rocco, dove un bacino è stato messo fuori combattimento. Perciò, prima di lanciarsi come lupi affammati sulle aree del PFV ricordare che queste aree devono essere riservate in primo luogo alla navigazione marittima tradizionale e a attività accessorie di alto valore economico e finanziario come contemplate dall'Allegato VIII. Fantasie di altro tipo non devono essere concesse.E' singolare questo fervore di idee che hanno sempre come oggetto la cannibalizzazione del PFV. Ma il PFV è il 35-40% di tutta l'area portuale e alienarlo per iniziative che possono essere transitorie, abbattendo così in modo irreversibile una parte significativa del totale dell'Area di Porto Franco Internazionale è una responsabilità che chi la assume deve farlo con il suo riverito nome e cognome di fronte a tutta la cittadinanza.
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