venerdì 1 giugno 2018

A ROTTERDAM SUCCEDE CHE :


“Italiani populisti”: il Commissario europeo De Gucht ci insulta, i porti se ne vanno


La notizia rimbalza da Telenord di Genova fino al nostro blog grazie alla segnalazione della pagina di Rinascita Triestina curata da Paolo Deganutti. Alla fine della sua segnalazione Deganutti pone la seguente domanda: Transport è la rubrica di Telenord di Genova: e la stampa triestina dove sta?




“Italiani populisti”: il Commissario europeo De Gucht ci insulta, i porti se ne vanno Clamoroso ad Espo. Il presidente di Assoporti d'Agostino: "Frasi ignoranti, non vogliamo neanche le sue scuse"



di Matteo Cantile

I porti italiani, presenti alla Espo Conference 2018 di Rotterdam, rappresentati dal Presidente di Assoporti Zeno D’Agostino e dai Presidenti Stefano Corsini, Pino Musolino e Ugo Patroni Griffi, hanno deciso di abbandonare la sala della conferenza. Ciò a seguito dell’intervento di Mr. De Gucht, già Ministro degli Esteri belga e Commissario Europeo al Commercio, il quale, per oltre 15 minuti si è lasciato andare ad un lungo, e completamente fuori luogo, intervento incentrato sulla situazione politica ed economica italiana.

I commenti superficiali, le note eccessivamente polemiche e le valutazioni inappropriate sono state, ad avviso dei Presidenti, una intollerabile ingerenza nelle questioni interne nazionali. Ciò ha inevitabilmente portato i rappresentanti della portualità italiana a lasciar la sala in segno di protesta. Noi di Transport abbiamo intervistato il presidente di Assoporti Zeno D'Agostino.

CLICCA SULL'IMMAGINE PER VEDERE IL VIDEO DI TELENORD



1 commento:

  1. verani.adriano@gmail.com3 giugno 2018 alle ore 01:23

    Ha fatto benissimo D’Agostino ad abbandonare la conferenza di Rotterdam e gli sproloqui del belga fiammingo De Gucht. Ma il populismo è l'espressione - politicamente sgrammaticata - delle pulsioni e delle necessità del popolo oppure una truffa intellettuale? Dire che i Paesi che dirigono la baracca europea non sono populisti può voler significare che non hanno bisogno di esprimersi rozzamente in quanto lo stesso impianto legislativo della U.E. garantirebbe i loro interessi. Altri Paesi invece avvertono la legislazione U.E. carente e discriminante. Per l’Italia vi è una stratificazione pluridecennale di una aspettativa messianica di ‘redenzione’ da parte dell’Europa che anche per colpe italiane non si è attuata. Prima le chiacchiere didascaliche con cui partiti, e altissime cariche dello Stato italiano ci imbonivano con tonitruanti affermazioni sui destini dell’Europa ma anche cupamente ‘ammonendoci’ su ogni manifestazione di dissenso. Poi, i rappresentanti italiani che firmavano a piè di lista Trattati europei assolutamente non profittevoli e mai richiamando, ove necessario, la clausola di opt-out. Ma è errato distinguere tra Paesi virtuosi come vestali, vergini in ogni pertugio e gli smandrappati pitocchi, i truffatori della ‘Garlic Belt’, la ‘cintura dell’aglio’. Tra i Paesi ‘virtuosi’,la Germania ne è il capofila ma il Belgio (Pauvre Belgique! diceva Baudelaire) e i Paesi Bassi ne sono l’espressione più dura, ottusa, biliosa, tetragona ad ogni concessione. Eppure costoro sanno e in particolare lo sanno bene gli economisti tedeschi che il loro benessere in parte saprofita deriva anche da un alimento di denaro e di asset che in un sistema di vasi comunicanti fluttua dai Paesi in situazioni precarie a quelli considerati più affidabili. Anche i ‘migliori’ tra i Paesi della U.E.sono ‘populisti’? A prima vista si direbbe di no, infatti essi applicano le leggi e le norme in vigore e anzi, talvolta, soprattutto i buoni luterani, convinti che il loro benessere sia la dimostrazione tangibile della Grazia di Nostro Signore, sono anche propensi a sganciare qualche briciola. Ma ‘populisti’ lo sono anche loro! Essi mantengono nella loro gente la convinzione di avere tutto meritato;che le leggi comunitarie sono quanto di più equo ci possa essere; che queste non possono essere modificate (sino a quando conviene loro, ovviamente) anche se sul campo si sono dimostrate fallimentari; che la colpa degli altri è originata solo dal loro comportamento delittuoso e che il reprobo deve sottostare a forza ai controlli e alla limitazione di sovranità dalla parte adamantina della U.E. . A questo punto:1) I Paesi in difficoltà, potrebbero considerare la convenienza di avere aderito alla U.E. e valutare una libertà di movimento pressochè assoluta contro alla limitazione di sovranità? 2) Potrebbero sorgere ostilità profonde tra Paesi della U.E.? Cioè esattamente il contrario delle aspettative iniziali che tendevano a una graduale integrazione tra i popoli, prima su un mercato aperto (MEC) e ora con una valuta comune. Ci siamo riusciti? Direi proprio di no! 3) E come pensano di far valere le c.d. regole comunitarie di fronte alla contrarietà di popoli? Affamando i reprobi? Con i carri armati? Con nuove banconote (forse dico una sciocchezza) da non trasferirsi ai Paesi in causa, così da lasciare loro solo carta straccia non negoziabile? Nel 1918, 1919,per impedire il trasferimento di moneta da e verso le Provincie passate all’Italia si era proceduto alla stampigliatura della Corona cartacea austriaca . In questo caso, la valutazione di appartenere a questa illustre compagnia diventerebbe ineludibile. E senza convenienza non c’è neppure interesse e sentire comune. E allora come mantenere i rapporti di colleganza? Con la forza? Attenzione che per molto meno sono scoppiate rivolte e guerre. Altro che Europa, sarebbe la sua definitiva fine.

    RispondiElimina