Riassume in modo puntuale e particolareggiato la Riforma della Riforma dei porti partendo dalla regolamentazione del lavoro portuale proposta legata principalmente al caso CULMV di Genova piuttosto che alle nomine nei comitati di gestione. Di questo, l'autore dell'articolo Andrea Moizo se ne occupa solo nella seconda parte del pezzo.
Citiamo solo alcuni brevi passaggi:
...il
dicastero guidato da Graziano Delrio informava che il decreto
legislativo in questione avrebbe integrato e corretto la riforma
portuale dell’anno scorso, intervenendo soprattutto su tre filoni:
classificazione dei porti, funzioni del presidente dell’Autorità
di Sistema Portuale in materia di governance del lavoro portuale,
disciplina delle incompatibilità dei componenti il Comitato di
Gestione.
...Il
decreto dall’incerto destino, infatti, abroga il comma 15bis
dell’articolo 17 della legge 84/94, il cosiddetto salvaCulmv (dal
nome della compagnia che ne ha principalmente beneficiato dalla sua
introduzione nel 2013): quello cioè che consentiva alle Autorità
Portuali di destinare fino al 15% delle proprie entrate da tasse
portuali al sostegno dei fornitori portuali di manodopera temporanea
(gli articoli 17) in difficoltà economica, purché questi ultimi
accettassero di ridurre gli organici del 5% l’anno per ogni anno di
fruizione del beneficio.
Al
posto di tale norma .... sarà sufficiente,
infatti, il benestare del Mit e l’AdSP potrà (mediante “Piani
Operativi di Intervento per il Lavoro Portuale”) foraggiare la
formazione professionale, la riqualificazione, il sostegno al reddito
in caso di prepensionamenti e la ricollocazione presso altri datori
di lavoro
Resta
da capire se e cosa andrà avanti, se davvero anche le misure sui
Comitati di Gestione sono state impallinate.
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