venerdì 14 aprile 2017

SULLE FUTURE PRODUZIONI DELLA FERRIERA QUANTO "GIUSTA" CE LA RACCONTANO ?

L'altro giorno su repubblica Massimo Minella ha riassunto in una fotografia dell'esistente la situazione della siderurgia italiana all'inizio di aprile 2017. Minella è un giornalista già noto ai nostri lettori perchè si occupa di porti ed è autore di diversi libri.

Citiamo il pezzo del suo articolo relativo alla produzione della banda stagnata e lo confrontiamo con le dichiarazioni del Gruppo Arvedi sulle prospettive produttive dello stabilimento di Servola del gennaio di quest'anno.  Niente di grave ma affermazioni contrastanti, sul fatto che Cornigliano dichiara di aver prodotto 100.000 tonnellate nel 2016 di banda stagnata e il rappresentante del gruppo Arvedi afferma che nessuno fa questa produzione in Italia, vanno registrate e messe in memoria nella nostra agenda di osservatori.

Va ricordato che è da anni che l'area a caldo dell'Ilva di Cornigliano ( Genova ) è stata chiusa e stiamo ragionando su un impianto che riparte con produzioni a freddo. Anche a Taranto avevamo segnalato che una delle differenza tra le due cordate che hanno presentato una proposta di acquisto dello stabilimento era la volontà di produrre a partire da quello che si chiama " preridotto ", opzione esclusa perchè antieconomica da una delle due cordate finanziarie. ma torniamo a confrontare le dichiarazioni sulla banda stagnata.

La sfida è invece rappresentata dal recupero di un business in cui l'Italia è stata a lungo protagonista, prima di finire ai margini, la banda stagnata. Anche qui si
parte da un investimento già stanziato di 400mila euro per l'ammodernamento della linea 4 riservata al taglio della latta, con nuove apparecchiature per rispondere al meglio al mercato della banda stagnata e cromata, appunto la latta, di cui lo stabilimento di Cornigliano è l'unico produttore nazionale. 

Lo scorso anno si è arrivati a circa centomila tonnellate di banda stagnata e cromata. Una piccola fetta rispetto alla domanda del mercato italiano, che è arrivata a 800mila tonnellate e un vero peccato, se si considera che negli anni Novanta in Italia si producevano 500mila tonnellate. Oggi, a eccezione di quanto prodotto da Cornigliano, tutto il resto viene importato da produttori europei (60%, Germania, Olanda, Francia e Spagna) e non europei (40, Cina, Corea, Brasile, Taiwan e India) con un costo di 600 milioni di euro.

Massimo Minella 12 aprile 2017     vai all'articolo completo


Il laminatoio costituisce la parte più ingente del maxiinvestimento del Gruppo Arvedi per Trieste: per la precisione, in base al Piano industriale, 111 milioni e 400mila euro. «Produrremo acciaio per motori elettrici e per trasformatori, ci rivolgeremo soprattutto al mercato dell'auto», aveva annunciato l’imprenditore. 

«Un prodotto di questo genere - aveva aggiunto - si faceva a Terni, poi quando i tedeschi della Krupp acquistarono lo stabilimento umbro, trasferirono in Germania questa produzione che oggi qui non esiste più: saremo noi a riportarla in Italia grazie a Trieste».


«A Servola - aveva dichiarato Arvedi a Repubblica - produrremo banda stagnata e anche acciaio magnetico al silicio per i motori elettrici». La banda stagnata è una filiazione evoluta della “latta” che dà la massima garanzia igienica al contenuto e costituisce il supporto ideale per le litografie sull'esterno della scatola. Dal tè al tabacco, dai biscotti ai cosmetici, dalle palle da tennis ai costumi di bagno: per tutti questi prodotti e altri ancora il contenitore in banda stagnata sembra offrire il massimo delle garanzie. La banchina è poi un aspetto fondamentale del progetto dato che si è già trasformata in un polo intermodale per trasporti a servizio di tutte le aziende del Gruppo Arvedi.

Silvio Maranzana 26 gennaio 2017  vai all'articolo completo


NOTA DI FAQTRIESTE : Rileggendo i due paragrafi dedicati alla banda stagnata non c'è alcuna evidente contraddizione, forse Arvedi si dimentica di citare che Cornigliano produce già una quota di quel mercato ma c'è ancora spazio per ritornare alle 500.000 tonn. di banda stagnata che si producevano in Italia. Ma Arvedi non è obbligato a farlo. 

Sono i pezzi mancanti che non ci convincono in questi due articoli. Non troviamo argomentazioni sul fatto che dedicandosi allo stesso prodotto uno stabilimento può essere considerato " a Freddo " Cornigliano e invece il cav. Arvedi minaccia ultimatum sull'area a caldo di Servola ? E poi non c'è alcuna spiegazione del perchè era crollata la produzione italiana di banda stagnata ? Non era economicamente valida e non realizzava profitti ragguardevoli ? Senza queste spiegazioni ci è difficile pensare che tutti ce la raccontano sempre "giusta"!


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