Citiamo il pezzo del suo articolo relativo alla produzione della banda stagnata e lo confrontiamo con le dichiarazioni del Gruppo Arvedi sulle prospettive produttive dello stabilimento di Servola del gennaio di quest'anno. Niente di grave ma affermazioni contrastanti, sul fatto che Cornigliano dichiara di aver prodotto 100.000 tonnellate nel 2016 di banda stagnata e il rappresentante del gruppo Arvedi afferma che nessuno fa questa produzione in Italia, vanno registrate e messe in memoria nella nostra agenda di osservatori.
Va ricordato che è da anni che l'area a caldo dell'Ilva di Cornigliano ( Genova ) è stata chiusa e stiamo ragionando su un impianto che riparte con produzioni a freddo. Anche a Taranto avevamo segnalato che una delle differenza tra le due cordate che hanno presentato una proposta di acquisto dello stabilimento era la volontà di produrre a partire da quello che si chiama " preridotto ", opzione esclusa perchè antieconomica da una delle due cordate finanziarie. ma torniamo a confrontare le dichiarazioni sulla banda stagnata.
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parte da un investimento già stanziato di 400mila euro per l'ammodernamento della linea 4 riservata al taglio della latta, con nuove apparecchiature per rispondere al meglio al mercato della banda stagnata e cromata, appunto la latta, di cui lo stabilimento di Cornigliano è l'unico produttore nazionale.
Lo scorso anno si è arrivati a circa centomila tonnellate di banda stagnata e cromata. Una piccola fetta rispetto alla domanda del mercato italiano, che è arrivata a 800mila tonnellate e un vero peccato, se si considera che negli anni Novanta in Italia si producevano 500mila tonnellate. Oggi, a eccezione di quanto prodotto da Cornigliano, tutto il resto viene importato da produttori europei (60%, Germania, Olanda, Francia e Spagna) e non europei (40, Cina, Corea, Brasile, Taiwan e India) con un costo di 600 milioni di euro.
Massimo Minella 12 aprile 2017 vai all'articolo completo
Il laminatoio costituisce la parte più ingente del
maxiinvestimento del Gruppo Arvedi per Trieste: per la precisione, in base al
Piano industriale, 111 milioni e 400mila euro. «Produrremo acciaio per motori
elettrici e per trasformatori, ci rivolgeremo soprattutto al mercato
dell'auto», aveva annunciato l’imprenditore.
«Un prodotto di questo genere -
aveva aggiunto - si faceva a Terni, poi quando i tedeschi della Krupp
acquistarono lo stabilimento umbro, trasferirono in Germania questa produzione
che oggi qui non esiste più: saremo noi a riportarla in Italia grazie a
Trieste».
«A Servola - aveva dichiarato Arvedi a Repubblica -
produrremo banda stagnata e anche acciaio magnetico al silicio per i motori
elettrici». La banda stagnata è una filiazione evoluta della “latta” che dà la
massima garanzia igienica al contenuto e costituisce il supporto ideale per le
litografie sull'esterno della scatola. Dal tè al tabacco, dai biscotti ai
cosmetici, dalle palle da tennis ai costumi di bagno: per tutti questi prodotti
e altri ancora il contenitore in banda stagnata sembra offrire il massimo delle
garanzie. La banchina è poi un aspetto fondamentale del progetto dato che si è
già trasformata in un polo intermodale per trasporti a servizio di tutte le
aziende del Gruppo Arvedi.
Silvio Maranzana 26 gennaio 2017 vai all'articolo completo
Sono i pezzi mancanti che non ci convincono in questi due articoli. Non troviamo argomentazioni sul fatto che dedicandosi allo stesso prodotto uno stabilimento può essere considerato " a Freddo " Cornigliano e invece il cav. Arvedi minaccia ultimatum sull'area a caldo di Servola ? E poi non c'è alcuna spiegazione del perchè era crollata la produzione italiana di banda stagnata ? Non era economicamente valida e non realizzava profitti ragguardevoli ? Senza queste spiegazioni ci è difficile pensare che tutti ce la raccontano sempre "giusta"!
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