Ribattezzare piazza dell’Unità e dedicarla a
Josef Ludwig Frantisek Ressel, inventore
dell’elica di Sergio Bologna
Trieste ha lasciato la sua impronta nel destino della navigazione assai più di quanto le venga comunemente
riconosciuto. Lo ha lasciato quando da qui sono partiti capitali e idee, passi diplomatici e
progetti, che hanno portato un contributo essenziale alla realizzazione del Canale
di Suez. Pasquale Revoltella, imprenditore e mecenate, è stato uno dei più geniali
conoscitori delle leggi della logistica, come testimoniano le sue memorie alla corte di
Vienna. Informato dell’iniziativa di Lesseps per la costruzione di un canale
che doveva collegare il Mar Rosso al Mediterraneo ed avrebbe risparmiato settimane di
navigazione sulle rotte Europa-Far East, si adoperò in tutti i modi per guadagnare
all’impresa il favore (e i finanziamenti) della corte di Vienna, ma senza successo. Allora
profuse in quell’impresa le sue personali risorse finanziarie tanto da essere nominato
Vicepresidente della Compagnie Universelle du Canal de
Suez. Non a caso la prima
nave che attraversò il Canale era una nave, il “Primo”, partita da Trieste.
concepita l’idea, e
portata avanti fino alla realizzazione mediante un accorto lavoro diplomatico, del primo
consorzio tra compagnie di navigazione per lanciare su linee internazionali regolari
l’utilizzo del container. Impiegato inizialmente nella navigazione di cabotaggio lungo le
coste del Nordamerica, il container ha ispirato a un geniale operatore
dell’autotrasporto, Malcom McLean, l’idea vincente di intermodalità, secondo la quale la merce poteva
essere trasferita da un modo di trasporto marittimo ad un modo terrestre e viceversa
senza cambiarne il condizionamento (l’imballaggio). Fin qui l’idea tecnica, ma
occorreva trovare l’idea commerciale, la combinazione per far sì che questo modo di trasporto
diventasse convincente per caricatori ed armatori e si
costituisse quella massa
critica necessaria a lanciare il servizio su grandi rotte
internazionali a costi
competitivi e con ricavi accettabili. E questa idea commerciale nacque a Trieste.
Ma il fatto storico che supera per importanza tutti gli altri, l’elemento che ha cambiato il volto della navigazione umana, paragonabile solo all’invenzione della vela o della bussola, è stata l’invenzione dell’elica (propeller). La prima volta che un’imbarcazione si mosse spinta da un dispositivo meccanico regolato da un moto elicoidale fu nel golfo di Trieste. Inventore un funzionario dell’Impero austroungarico di origini boeme, Josef Ludwig Frantisek Ressel, che si era occupato tutta la vita di foreste per dovere d’ufficio e, trovandosi collocato all’inizio della filiera della cantieristica (foreste – legname – fasciame dello scafo) aveva cominciato a riflettere sulla navigazione.
Giunto a Trieste nel 1821
in qualità di Ispettore delle imperial-regie foreste della
Marina austriaca, iniziò i
suoi esperimenti nelle acque del golfo, che si conclusero con successo consentendogli di
depositare il brevetto a Vienna nel 1827. A lui è dedicata una piccola sezione del
Museo del Mare di Trieste ed una via a San Dorligo della Valle. E’ abbastanza?
Qualunque altra città del mondo, se avesse avuto la stessa esperienza, in un clima, come quello odierno, dove il marketing territoriale la fa da padrone, si sarebbe subito fregiata del titolo “città dell’elica” ed avrebbe per ciò stesso acquistato un posto di diritto in tutte le guide turistiche del mondo, poiché l’elica, come il motore a scoppio o il motore a turbina, è una delle invenzioni che hanno cambiato la mobilità umana, possiamo ben dire che è stata alla base della globalizzazione.
Ma Trieste, maestra, com’è
noto, nell’arte di farsi del male, preferisce ricordare altre glorie che spesso glorie
non sono. Com’è possibile che un fatto ’importanza mondiale e di dimensione storica,
come l’invenzione dell’elica, sia stato rimosso e probabilmente sia oggi ignoto alla
maggioranza dei triestini?
Concorrono, quando accadono questo genere di oblii, diversi fattori, difficilmente
individuabili, ma nel caso
di Trieste un fattore storico-politico di notevole rilevanza è rappresentato dalla
politica culturale del fascismo, tesa a far dimenticare i 536 anni di legame tra Trieste e la Mitteleuropa,
come fosse una parentesi trascurabile, e tutta protesa invece ad esaltare
i legami di Trieste con l’impero romano, legami che indubbiamente furono di
grande importanza ma che non possono essere usati, strumentalizzati, per
cancellare un’altra civiltà, quella di lingua tedesca, che – tra l’altro – non solo non
aveva mai rinnegato il suo debito verso Roma ma lo aveva anzi esaltato, assai più di
quanto possa averlo fatto il fascismo, con l’opera dei Goethe, dei Winckelmann e di tutti gli
artisti e studiosi mitteleuropei che hanno riscoperto l’antichità classica agli
inizi dell’Ottocento e ancor prima. Con questa opera maldestra di cesura storica il
fascismo ha oscurato proprio la “grande storia” di Trieste, del suo porto e della sua
navigazione, del suo patrimonio multietnico, cioè di tutti quei valori
con cui ancora oggi, in
parte immeritatamente, è rinomata nell’opinione pubblica
mondiale. Non contento di
questo, ha represso due culture fondamentali della
“triestinità”, la cultura
ebraica e la cultura slovena. La ricchezza, la varietà, la
diversità incredibili del
costume, dell’economia e della cultura di questa città hanno subito in tal modo un
impoverimento di cui oggi Trieste porta le pesanti conseguenze.
In questa criminale
rottamazione della grande storia di Trieste hanno finito per essere gettati nella spazzatura
anche il nome di Ressel ed il ricordo della sua impresa.
Perciò, la nostra proposta di intitolare l’attuale Piazza dell’Unità (ex Piazza Grande) al nome dell’inventore boemo, è un modo per riportare all’attenzione mondiale il ruolo avuto da questa città nella storia della navigazione. E’ un modo per promuovere Trieste nei circuiti del turismo di qualità internazionale, è un modo per rilanciare la cultura marinara in un momento nel quale l’economia marittimo-portuale diventa sempre di più l’asse portante dell’economia cittadina. E’ un modo per trarre dalla storia e dalle tradizioni stimoli per creare prodotti e servizi innovativi oggi, come hanno saputo fare i nostri viticoltori del Carso, è un modo per affiancare alla qualifica “Trieste città della vela”, che la Barcolana ogni anno ci ripropone, il binomio “Trieste città della vela e dell’elica”, città della navigazione di tutti i tempi.
Perciò, la nostra proposta di intitolare l’attuale Piazza dell’Unità (ex Piazza Grande) al nome dell’inventore boemo, è un modo per riportare all’attenzione mondiale il ruolo avuto da questa città nella storia della navigazione. E’ un modo per promuovere Trieste nei circuiti del turismo di qualità internazionale, è un modo per rilanciare la cultura marinara in un momento nel quale l’economia marittimo-portuale diventa sempre di più l’asse portante dell’economia cittadina. E’ un modo per trarre dalla storia e dalle tradizioni stimoli per creare prodotti e servizi innovativi oggi, come hanno saputo fare i nostri viticoltori del Carso, è un modo per affiancare alla qualifica “Trieste città della vela”, che la Barcolana ogni anno ci ripropone, il binomio “Trieste città della vela e dell’elica”, città della navigazione di tutti i tempi.
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Viva l'A!
RispondiEliminacondivido! grazie.