domenica 15 gennaio 2017

BONICIOLLI CHIUDE IL CONFRONTO CON COSTA SU MOSE E PORTO OFF-SHORE

IL MATTINO DI PADOVA

Mi fa molto piacere che Paolo Costa ricordi i fatti di venti o dodici anni fa e sono certo che ricorderà anche i piacevoli incontri avuti, nel corso dei quali mai manifestò riserve o critiche nei confronti della linea di politica portuale e dei provvedimenti dell’Autorità portuale di Venezia.


Costa può essere capito, e scusato se necessario, perché allora il fenomeno delle mega dimensioni delle navi non era ancora così incombente come lo è attualmente; inoltre, Costa era preso dalla ricostruzione del Teatro La Fenice che resta, a mio giudizio, il maggior merito del suo operato da sindaco.

Costa fa un riferimento ai 12 metri dei fondali dei canali di accesso al Porto che, allora, potevano apparire sufficienti, anche in considerazione del livello di partenza, che era di dieci metri o meno. Quindi, Costa attribuisce alla mia amministrazione, sia pur indirettamente, il merito di aver escavato due metri di fanghi in  otto anni di lavoro. Il che significa che, se si fosse continuato con quel ritmo, le tre amministrazioni successive avrebbero dovuto escavare ulteriori 3 metri. Cosa che mi risulta non sia stata fatta.

Intanto, sostenuto da Costa, continuava il lavoro per la costruzione del Mose che è il vero motivo per il quale è stata prevista l’isola artificiale. Sul Mose io ero contrario e lo dissi subito, affermando che per il Porto sarebbe stato un guaio (infatti, io avevo trovato un Porto che si orientava verso l’attività quasi esclusiva del diporto nautico per il quale i fondali esistenti erano più che sufficienti). Costa cita anche il traguardo dei 6 milioni di contenitori per l’anno 2030. Io ricordo che tale traguardo avrebbe dovuto, secondo l’opinione di Costa, essere raggiunto insieme ai porti di Trieste, Capodistria, Fiume e Ravenna che, non mi pare, siano oggi favorevoli alla costruzione dell’isola artificiale.

Purtroppo, Costa non ha previsto il grave fallimento della Hanjin che sta rimettendo in discussione i traffici dall’Oriente all’Europa, e non solo. Costa dice che il mondo intero è persuaso della bontà del suo progetto. Io ritengo, e non ho motivo di dubitare di Costa, che se il mondo è stato persuaso di tanto, gli sarà facile persuadere anche il popolo italiano e i suoi rappresentanti, oltre agli operatori veneziani; sempre che per lui contino qualche cosa.

Con queste mie ricordanze ritengo chiuso il capitolo del Porto di Venezia, almeno per quanto mi riguarda. 

Claudio Boniciolli

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