IL MATTINO DI PADOVA |
Mi fa molto piacere
che Paolo Costa ricordi i fatti di venti o dodici anni fa e sono certo che
ricorderà anche i piacevoli incontri avuti, nel corso dei quali mai manifestò
riserve o critiche nei confronti della linea di politica portuale e dei
provvedimenti dell’Autorità portuale di Venezia.
Costa può essere
capito, e scusato se necessario, perché allora il fenomeno delle mega
dimensioni delle navi non era ancora così incombente come lo è attualmente;
inoltre, Costa era preso dalla ricostruzione del Teatro La Fenice che resta, a
mio giudizio, il maggior merito del suo operato da sindaco.
Costa fa un
riferimento ai 12 metri dei fondali dei canali di accesso al Porto che, allora,
potevano apparire sufficienti, anche in considerazione del livello di partenza,
che era di dieci metri o meno. Quindi, Costa attribuisce alla mia
amministrazione, sia pur indirettamente, il merito di aver escavato due metri
di fanghi in otto anni di
lavoro. Il che significa che, se si fosse continuato con quel ritmo, le tre
amministrazioni successive avrebbero dovuto escavare ulteriori 3 metri. Cosa
che mi risulta non sia stata fatta.
Intanto, sostenuto da
Costa, continuava il lavoro per la costruzione del Mose che è il vero motivo
per il quale è stata prevista l’isola artificiale. Sul Mose io ero contrario e
lo dissi subito, affermando che per il Porto sarebbe stato un guaio (infatti,
io avevo trovato un Porto che si orientava verso l’attività quasi esclusiva del
diporto nautico per il quale i fondali esistenti erano più che sufficienti).
Costa cita anche il traguardo dei 6 milioni di contenitori per l’anno 2030. Io
ricordo che tale traguardo avrebbe dovuto, secondo l’opinione di Costa, essere
raggiunto insieme ai porti di Trieste, Capodistria, Fiume e Ravenna che, non mi
pare, siano oggi favorevoli alla costruzione dell’isola artificiale.
Purtroppo, Costa non
ha previsto il grave fallimento della Hanjin che sta rimettendo in discussione
i traffici dall’Oriente all’Europa, e non solo. Costa dice che il mondo intero
è persuaso della bontà del suo progetto. Io ritengo, e non ho motivo di
dubitare di Costa, che se il mondo è stato persuaso di tanto, gli sarà facile
persuadere anche il popolo italiano e i suoi rappresentanti, oltre agli
operatori veneziani; sempre che per lui contino qualche cosa.
Con queste mie
ricordanze ritengo chiuso il capitolo del Porto di Venezia, almeno per quanto
mi riguarda.
Claudio Boniciolli
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