LA BANCAROTTA / FALLIMENTO DELLA HANJIN SHIPPING PROVOCA TURBOLENZE NEL TRASPORTO GLOBALE DEL TRAFFICO MARITTIMO
Hanjin Shipping è il settimo spedizioniere mondiale di container ed oggi si ritrova con navi sequestrate dai creditori, con divieti di entrare in alcuni porti,
con mercanti preoccupati di sapere se centinaia di tonnellate di merci trasportate raggiungeranno gli scaffali di vendita.
La società sud coreana ha perso l'appoggio delle banche. La Hanjin Shipping ha iniziato una procedura di protezione dal fallimento mercoledì scorso e ha smesso di imbarcare merci. Si ritrova con i suoi beni congelati e con il divieto di scaricare o prendere a bordo container perchè non ci sono garanzie che i piloti, i rimorchiatori e gli scaricatori vengano pagati.
Questo è il tenore di tutto il lungo articolo che THE GUARDIAN ha dedicato a questa notizia che sta facendo il giro del mondo creando turbolenze e preoccupazioni in tutto il settore del trasporto marittimo.
In questo periodo estivo c'erano stati vari segnali e rapporti che segnalavano sofferenze e crisi, li vedremo in un prossimo post. Notizie che però anche la stampa del settore ha sempre fornito come dovere di cronaca e senza particolare preoccupazione o sottolineature, con un ottimismo di fondo, abbastanza immotivato, che poi i traffici e i noli riprenderanno.
Abbiamo quindi telefonato a Sergio Bologna, che aveva previsto nel dettaglio questo epilogo, chiedendogli onestamente perchè la stampa del settore ha sottovalutato queste analisi e oggi si trova in difficoltà a commentare le notizie che è costretta a pubblicare ?

Bastava seguire con un po’ di attenzione le
cronache dello shipping dell’ultimo anno, a dir poco.
Con i noli ai minimi
storici le compagnie viaggiano in perdita nel settore del container, hanno
continuato ad aumentare la capacità e gli ordini fino all’anno scorso ma gli
effetti dell’oversupply si faranno sentire almeno per altri tre anni. Lo dicono
gli analisti da un sacco di tempo.
In questo s’inserisce la situazione coreana,
dove non solo le compagnie marittime ma anche cantieri navali di grande
prestigio come Daewoo sono in situazione critica, non ultimo per episodi di
corruzione, malagestione, distrazione di fondi. In Cina sono stati chiusi
cantieri a decine.
Due sono, a mio avviso, i problemi: primo, la mancanza di
trasparenza di queste società multinazionali, non si sa mai bene se i pochi
conti che fanno vedere sono veri o meno; sui loro livelli d’indebitamento, cioè
di esposizione con le banche, che debbono essere in molti casi spaventosi, non
si sa nulla.
Alcune, come MSC, tanto per non far nomi, hanno una trasparenza
zero.
I giornalisti, dal canto loro, non fanno nulla per venire a capo dei
misteri, per appurare la verità, ingoiano tutto quello che dicono gli uffici
stampa delle compagnie e lo riportano tale e quale. L’importante è ripetere la
monotona cantilena: “tutto va ben, madama la marchesa!”
Che si tratti di Hanjin
o della Banca Popolare di Vicenza l’importante è ripetere la giaculatoria.
Invece oggi sarebbe assai più necessario che in passato un minimo, dico un
minimo, di occhio critico, perché siamo ad una svolta epocale, stiamo entrando
in un nuovo pradigma dell’economia, di cui non vediamo bene ancora i contorni
ma sta di fatto che le ricette di politica economica e monetaria ed i criteri
di analisi utilizzati finora funzionano sempre meno.
Per tornare al mercato dei
traffici containerizzati: io non penso che ci sarà un effetto a cascata,
immagino che le banche che finanziano queste compagnie cominceranno ad essere
più prudenti, in realtà molte di quelle specializzate nel credito allo shipping
sono da alcuni anni nel marasma, si pensi a HSH Nordbank, si pensi a Royal
Scotland Bank.
Aiuti di stato, bad bank, diavolerie, non serve a niente se il
mercato quello reale ormai è stato distrutto, alla fine tutto viene scaricato
poi sul contribuente, i poveri cittadini di Amburgo e dello Schleswig Holstein
debbono accollarsi 5 miliardi di buco della HSH Nordbank e come se non bastasse
adesso c’è la crisi della Bremer Landesbank.
Le glorie anseatiche rischiano di
fare la stessa fine delle glorie senesi del Monte dei Paschi. Ma quel che
succede in Corea, Giappone e Cina pare sia peggio. E in questo clima c’è
qualcuno che vuole costruire megaterminal per i container in Italia…
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