Stato dell’arte nel
trasporto container
internazionale
Andando con ordine, credo si
debbano, in primo luogo, sintetizzare i principali fenomeni che caratterizzano
lo stato dello shipping internazionale in questa fase:
Concentrazione: nel settore
container , che è oggetto in particolare di queste note, i primi tre liners (
Maersk, MSC e CMA-CGM ) detengono il 40% dei traffici.
Analogamente, la
concentrazione, si rileva anche nel settore del terminalismo portuale. Molti
terminal portuali, peraltro, sono gestiti o partecipati direttamente dagli
stessi armatori. In questo caso sono i primi 10 operatori a detenere il 40% del
traffico. Le conseguenze della concentrazione sono eclatanti.
Si pensi che ben
35 paesi costieri, nel mondo, sono serviti esclusivamente dai “ tre grandi”.
Esiste, insomma, un problema di indipendenza e di democrazia. Sono lontani anni
luce i tempi nei quali l’UNCTAD, a metà degli anni ’70, aveva emanato il codice
di ripartizione del traffico marittimo fra gli Stati, riservando il 40%,
rispettivamente, alle flotte di bandiera degli Stati importatore ed esportatore
ed il 20% al mercato internazionale.
E’chiaro che un simile assetto dei
traffici è totalmente irrealistico rispetto all’evoluzione del commercio
mondiale e del traffico container. Esiste tuttavia qualche soluzione intermedia
fra l’immaginare il trasporto marittimo come una rete di relazioni bilaterali
gestita da armatori “ di bandiera” ed un business globale in mano a tre soli
soggetti.
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