lunedì 14 maggio 2018

PARCO DEL MARE ? ADRIANO VERANI


Così come tutte le strade portano a Roma, con la stessa enfasi ogni spunto è buono per l’assalto al Porto Vecchio.

Dalle più nobili ipotesi  sino alle ‘mussolere’  ogni appiglio è buono per dichiarare indispensabile l’area del P.F.V ; per tutto purchè non si tratti di quello cui è dedicata: cioè le navi!

Oggi ‘Il Piccolo’ intervista il prof. Giacca dell’ICGEB che va al King’s College di Londra portandosi dietro il laboratorio e la struttura da lui creata assieme ad alcuni ricercatori: insomma una perdita secca per Trieste. Dice Giacca nell’intervista: ”Qui c’è un progetto da cinque anni di spostare l’ICGEB in Porto Vecchio, da due quest’ultimo è passato al Comune, ma non è successo nulla : questi sono esempi di amministrazioni insensibili.” :

Ora, che istituzioni di questo calibro debbano avere il massimo dell’attenzione da parte delle autorità è fuori di dubbio, ma qualcuno mi deve spiegare -e non in maniera apodittica – cosa c’entra il Porto Vecchio.

Perchè una collocazione altrove non è possibile?

Evidentemente lo è, ma le ragioni devono essere altre.

I quattrini? Ma devono essere i nostri rappresentati che devono battere cassa forti di quanto viene dato altrove. Il Comune- si dice- non ha fatto nulla! Che forse al Comune sia passato per la testa che certe soluzioni potrebbero essere… come dire… ballerine nel diritto?

Intanto il Parco del Mare cerca di non affogare! Anche qui la solita troika: Cosa serve ? Quanto costa ? Chi paga ?

I costi, anche se sono state fatte delle previsioni, sono sempre una incognita ma ovviamente una incognita che prevede un aumento di esposizione. A Genova il grande acquario, fatto con il fiume di denaro delle Colombiadi, è in profondo rosso nonostante che sia alimentato dai visitatori della parte più popolosa d’Italia: Piemonte, Lombardia, Emilia. Sicchè la tentazione è quella di scaricare la struttura allo Stato ma mantenerne il nome di ‘Genova’ per dare lustro alla città.

Ma da noi quale alimento di visitatori potrebbe esserci? Sarà in utile di bilancio – tanto per cercare di rispondere al “Chi paga?” - oppure servirà solo a garantire qualche poltrona e relativi emolumenti?




E se sarà in perdita quanto potrà durare?

Intanto ci sono promesse da parte della Regione, e ciò mentre altri cinquanta posti letto negli ospedali sono a rischio e le conseguenze sono bene illustrate in alcune lettere alla rubrica ‘Segnalazioni’.


Quale è la spesa prioritaria da richiedere alla Regione :il finanziamento di una iniziativa precaria oppure la salute dei triestini? Mah..? Ma tutto questo pistolotto non è fine a sé stesso ma si ricollega all’uso dell’area per il futuribile Parco del Mare.

Per maggior chiarezza è più pratico esporre per punti:

1) Sin da quando si è innestata l’abitudine, provincialissima, di fare ormeggiare sulle rive degli Yacht particolarmente imponenti era partita l’idea di un cantiere per maxi-yacht  da piazzarsi..guarda..guarda in Porto Vecchio.


2) Il Parco del Mare, secondo le ultime novità arrivate con il Treno da Yuma delle 3.10, dovrebbe venire spostato al Molo della Lanterna. Allora posti questi due punti ne deriva che vi sarebbe l’opportunità di un cantiere per maxi.yacht cioè-in italiano- navi lusorie.

Ma senza andare a scomodare il Porto Vecchio perché non rimodellare questo cantiere sul sedime del precedente Navalgiuliano?

Perché non ristrutturarlo con uno scalo di alaggio e un bacino da circa 100 metri per le imbarcazioni da sottoporre a lavori, usando la diga – allargata – come pennello di ormeggio e allestimento (così, negli anni ’60, venne usata la diga per l’allestimento della grande serie di pescherecci atlantici)? Naturalmente ne viene fuori una – probabile - necessità di spazi per le officine e il parco lamiere (che anche se piccolo, occupa i suoi metri quadri) da cui il possibile utilizzo degli spazi retrostanti. E se questi andassero a confliggere con il Parco ‘marinaro’ che si fa? Restiamo nella navalmeccanica o ci ‘Parcheggiamo’?

Attenzione, che mentre si gonfiavano queste iniziative tutte tese solo a mettere cappello sul Porto Vecchio (così come la barzelletta dell’Expò) la questione di un cantiere per grandi navi da diporto si era già presentata anche a Muggia nell’urbanizzazione dell’ex San Rocco. Al San Rocco, come ricorderete e come se ne vedono i resti inoperosi, vi era un bacino di carenaggio. Io stesso vi ho fatto lavori e carena nel 1972 con una piccola (ma molto ben costruita, trattandosi di ex nave militare) petroliera.



Il Cantiere sembrava come fosse stato bombardato cinque minuti prima. Oltre al bacino, restava solo la porta carraia ( che per la memoria storica, sarebbe stato bello che fosse stata mantenuta) sulla cui sommità poggiava una costruzione che conteneva la vecchia ‘sala a tracciare’.
Ma il bacino, perbacco, era funzionante. E lo sarebbe ancora oggi se avesse avuto la manutenzione necessaria: controllo e consolidamento della platea (anche se le navi da diporto pur di un importante dislocamento non avrebbero dovuto creare problemi di carichi in eccesso); controllo o sostituzione del ‘battello porta’; controllo, ammodernamento o sostituzione delle pompe di esaurimento. Insomma Porto San Rocco avrebbe potuto offrire un servizio di officina e raddobbo non facilmente replicabile in Adriatico per questo tipo di imbarcazioni. 


Ma probabilmente un impianto industriale e i condomini non erano compatibili. Così quando è venuta fuori la questione del diporto, il bersaglio era sempre lo stesso con argomenti diversi: occupare il Porto Vecchio.

Ora sarà lo stesso per la Lanterna? Conclusione: non lo so!

Spero che come Carlo VI, ispirato dal Principe Eugenio e a sua volta ispirato dal nostro patrizio Casimiro Donadoni, ha istituito -da fuori- il Porto Franco, così -da fuori- arrivi la soluzione che sciolga questo groppo malefico.  

Adriano Verani

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