PRIME CRITICHE ALLA NUOVA VIA DELLA SETA
di Nicola Capuzzo Lunedì 18 Dicembre 2017
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I presidenti delle Autorità
Portuali di Venezia e Trieste mettono in guardia dal programma strategico
cinese, chiedendo quali saranno i benefici per l'Italia.
Il progetto della nuova Via
della Seta, meglio noto come One Belt One Road o Belt and Road Initiative, se
da un lato lascia intravvedere interessanti opportunità di sviluppo
infrastrutturale, dall'altro potrebbe rivelarsi anche una minaccia per il
nostro Paese.
In occasione di un convegno organizzato a Roma da Federagenti
(Federazione nazionale agenti marittimi) il tema è stato sollevato da Pino
Musolino, presidente dell'Autorità Portuale di Venezia, che ha affermato:
"Che ritorno avrà l'Italia da questo progetto della uova Via della Seta
promosso dalla Cina? Noi non abbiamo bisogno della mancetta dei cinesi perché
l'Europa e il nostro Paese le infrastrutture possono costruirle da soli".
Poi ha chiarito: "Vogliamo solo ragionare su quali vantaggi diretti
possano esserci per l'Italia. Se, come afferma il presidente Xi, si tratta di
un futuro di destini condivisi, vogliamo condivisione".
Gli ha fatto eco il collega
del porto di Trieste, Zeno D'Agostino, che ha aggiunto: "Chi pensa che il
progetto One Belt One Road riguardi solo i traffici marittimi si sbaglia. A
Trieste abbiamo aziende cinesi che ci chiedono di integrarsi con il tessuto
produttivo italiano per poter avere lavorazioni ad alto valore aggiunto che da
sole non sanno fare".
Insomma le ambizioni della
nuova Via della Seta travalicano i soli interessi relativi alla logistica e ai
trasporti spaziando negli scambi commerciali e nelle politiche industriali, ma
D'Agostino invita l'Italia a ragionare con la propria testa su questa materia:
"Vorrei ricordare che quando Francia e Germania negli anni scorsi hanno
ceduto asset importanti alla Cina l'hanno fatto in autonomia senza chiedere
nulla a nessuno. Ora che i cinesi vorrebbero servire il continente passando dal
Mediterraneo, l'Europa inizia a storcere il naso e porre obiezioni. L'Italia
pensi con la propria testa e cerchi di capire se e quali benefici si possono
avere con il progetto Obor".
Pochi ricordano però che, al
di là dei grandi progetti di sviluppo inseriti nel disegno complessivo della
uova Via della Seta, i cinesi da più di un anno hanno già messo un piede nella
portualità italiana rilevando, tramite Cosco Shipping Ports e Qingdao Port
International Development, il 49% del futuro terminal container che entro un
paio d'anni sorgerà a Vado Ligure (Savona).
Interessante a questo proposito il
pensiero di Ivano Russo, consigliere del Ministro dei trasporti Graziano
Delrio, che nella stessa occasione ha messo in guardia dall'evoluzione che sta
seguendo il mercato del trasporto marittimo di container: "Fra qualche
anno l'85% del demanio portuale in Italia sarà nelle mani di tre
alleanze", ha ricordato citando Msc, Maersk e i cinesi di Cosco.
Nicola Capuzzo
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