Abbiamo varie volte segnalato e anche pubblicato interventi dei nostri lettori che sostenevano tesi diverse dalle nostre convinzioni. Ci serve questo confronto anche per calibrare le nostre domande allo scopo di permettere a ciascuno di noi ed ai nostri amici di costruire una propria opinione.
Di seguito un intervento che abbiamo ricevuto alla nostra mail:
CONTROCORRENTE !
Volevo
postare questo mio commento ma ahimè non essendo 'homus technologicus' non sono
riuscito a mettere i miei dati.
Seguo
con il testo, se vi interessa pubblicarlo, benchè -credo - controcorrente.
Da
triestino, sono assolutamente contrario all'unione con Monfalcone.
Le
colonne di Aurisina significano il termine della città franca cioè di una città
che se vuole essere porto deve poter gestire e governare nella maniera più
libera e efficiente il proprio territorio. Quando i Cosulich crearono dal nulla
Monfalcone nessuno, per avere un controllo sui capitali investiti, si sognò di
richiederne il passaggio sotto Trieste estendendo il territorio del Comune.
Ma
un vecchio fantasma ammalia ancora parte della popolazione triestina, la
“Provincia Grande” con l’assunto che una area estesa significherebbe un maggior
peso politico. Nulla di più sbagliato: la necessità di Trieste e del suo porto
sta nell’avere il meno possibile di lacci e lacciuoli, per cui inglobare un
porto come Monfalcone significa creare all’interno dell’organismo di gestione
una fonte di guai e di discussioni senza fine.
Ci
sono segni che bisogna saper leggere per poter prevedere e prevenire risultati
sgradevoli: guardare le vetrine delle librerie ! Vi accorgereste della mole di
libri e pubblicazioni varie che vengono prodotte su Monfalcone.
Non
solo sul loro porto e sulle sue pretese e aspettative , tra cui il necessario e
costoso dragaggio, mentre a Trieste non si draga in maniera tecnicamente
corretta sin dal 1970. E il recupero di un paio di metri in Porto Vecchio e
nelle canalette ai moli del P.F.N. e dell'Oleodotto e del Canale navigabile non
sarebbe per nulla disprezzabile.
A Genova vogliono far fondale usando delle
microcariche che frantumino le rocce sottostanti. Vi ricordate i vecchi
quaderni 'Pigna'?
Veniva detto che Trieste era la città dei cantieri: ora la
città dei cantieri è Monfalcone e questo non solo come presa d'atto di uno
stato di fatto bensì come affermazione di una condizione di origine ove Trieste
viene a pena nominata. Questo significa
che Monfalcone sta prendendo sempre più coscienza di sè e si sta creando quel
'mito di fondazione' che ovviamente tiene nessun conto di Trieste.
Ne viene che
l’abbraccio portuale con Monfalcone sarà di una tale pericolosità che ci
troveremo ad avere meno autonomia di quella poca che abbiamo oggi e allo stesso
tempo ci troveremo a dover discutere ogni miglioria e ammodernamento
dell'Arsenale. Quindi questo afflato di amorosi sensi deve essere profondamente
riconsiderato.
Per
quanto riguarda la succitata navalneccanica , rischiamo anche di esserne
totalmente espulsi in un silenzio da cimitero senza che nessuna seria
discussione venga neppure accennata.
Il nostro maggior bacino è di 300 mt è ora
totalmente insufficiente, sicchè le nuove navi passeggeri non vengono più
all'Arsenale; le ultimissime della MSC -raggiungono quasi i 400 mt. mentre sono
allo studio navi di ancora maggiori dimensioni.
Vogliamo contare ancora qualche
cosa nella navalmeccanica, prevedendo anche l'opportunità non solo di
carenaggio e raddobbo ma anche preparare le strutture adatte per tornare alle
costruzioni in bacino ? Allora abbiamo bisogno subito di un bacino di 450 mt.
Quindi ristrutturazione dei due bacini maggior portandoli portandoli a 300 o più e almeno 370 mt.( come
il nuovo progettato a Genova) e costruzione di uno nuovo maggiore su una parte
dello Scalo Legnami che dovrebbe essere destinata a questo scopo difficile, lo
so ma bisogna insistere - La Piattaforma Logistica è una bufala per svilire il
PFV ove vi è la sua sede deputata.
Essenziale
e risolutiva quindi è l'applicazione dell'Allegato VIII, senza trucchi e
sotterfugi che garantisca al porto i suoi cespiti di diritto per
l'autofinanziamento delle nuove opere portuali assieme all'applicazione delle
sue imposizioni in materia ferroviaria.
Con questi cespiti, non avremo bisogno
di pitoccare un centesimo a Stato o Regione e nello stesso tempo non saremo
ricattabili; eventuali sabotaggi legislativi sarebbero facilmente denunciabili
all'estero. Senza illusioni, avremo tutti contro dai Governi, alla Regione agli
altri porti italiani supportati
purtroppo dai Quisling locali. Se l’applicazione dell’Allegato VIII
avverrà non avremo certo alcun bisogno di Monfalcone.
Se invece non dovesse
essere, ebbene non solo la vita del porto sarebbe modesta e stentata ma
l'apparentamento con Monfalcone porterebbe ad uno sbilanciamento di forze dove
noi saremo soccombenti, per cui danno certo e conclamato! Quindi, in ogni caso,
nessun legame contrattuale e legislativo con Monfalcone.
Verani Adriano
patente Capitano di L.C.
laureato in Storia Contemporanea all'Università di Trieste
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